Un’App a disposizione del RLS per censire e monitorare le situazioni a rischio

La premessa è che tutto il Progetto “Kit di informazione e disseminazione per RLS in sanità” tende a stimolare il senso di partecipazione della figura del Responsabile dei Lavoratori per la Sicurezza nei confronti dei suoi colleghi e dell’Organizzazione di appartenenza, in relazione al problema della sicurezza sul lavoro. 

Figura di importanza spesso misconosciuta nel sistema di prevenzione e protezione, il RLS con questo progetto viene dotato di strumenti che, da un lato, gli consentono di fare in maniera più strutturata opera di diffusione della cultura della sicurezza nei confronti dei suoi colleghi, e, dall’altro, di collaborare più attivamente con RSPP e Direzione dell’Azienda, diventando un’antenna di rilevazione dei potenziali rischi quotidiani.

Fin dall’inizio del percorso di progettazione dell’App ci è posti il problema della possibilità che qualcuno potesse utilizzare lo strumento per danneggiare qualcun altro, in particolare colleghi di lavoro, o superiori, o l’Azienda/ente di appartenenza nel suo complesso.

Questo, ovviamente, sempre rimanendo nel lecito, ovvero diffondendo notizie vere, che, però, possono ledere l’immagine di chi vi resta coinvolto. Resta il fatto che per chi diffonde falsità o calunnie c’è già il codice penale, oltreché il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici (D.P.R.  62/2013)

La risposta che ci si è dati è che, comunque, il soggetto “malintenzionato” ha già a disposizione, per danneggiare chiunque voglia, il proprio telefonino, e poi Youtube, Facebook ecc.

Pertanto, nell’App messa a punto è strutturato un sistema di filtri che dovrebbero impedire problemi di questo tipo.

Il flusso delle informazioni nella App funziona così:

  • Ogni RLS è associato ad un codice, che lo accomuna ai dipendenti dell’organizzazione nella quale opera; ad esempio, se in un’azienda Ospedaliera ci sono 10 U.O., ognuna con il suo RLS, ci saranno 10 codici che individuano i dipendenti delle diverse U.O. e che li mettono in relazione con il rispettivo RLS, e solo con quello;  viceversa, il RLS può venire a conoscenza solo delle segnalazioni che arrivano dai dipendenti che fanno riferimento a lui ed a quella specifica U.O.
  • Il dipendente che individua un fatto a suo parere rischioso o pericoloso, utilizza le funzionalità dell’App per inviare la segnalazione al “suo” RLS e; se vuole, può anche inviare una foto. Se utilizza questa funzionalità, trova un avvertimento in materia di privacy che gli dice che se invia foto di persone non travisate o comunque riconoscibili, dichiara “di aver acquisito il consenso delle stesse alla diffusione delle immagini che le ritraggono”.
  • Il RLS che riceve la segnalazione, al di là di eventuali altre azioni di sensibilizzazione verso il RSPP e il datore di lavoro o i propri colleghi, tramite l’App può soltanto mandare un messaggio di testo, c.d. notifica push, agli altri colleghi/dipendenti (collegati a lui e tra loro dallo stesso codice, senza l’eventuale foto allegata, magari per avvertirli di un’emergenza. Certo, se poi ha intenzione di danneggiare qualcuno, e se sa usare lo smartphone, può, a quel punto, diffondere tutto ciò che riceve tramite un qualsiasi social network; ma, come sottolineato sopra, può già farlo, e se lo fa, comunque, nel back end dell’applicazione si saprà che quella notizia o quella foto sono state inviate da lui o dal dipendente che gliele ha inviate.
  • Parlando del back end, ogni RLS può accedere solo alle segnalazioni che gli arrivano dai colleghi/dipendenti a cui è collegato. Esiste poi un ulteriore livello di autorizzazione che, in questa fase di sperimentazione, si sta gestendo in Euromedia (partner del Progetto), che può essere individuato quale “Super User”. Il Super User può vedere tutto quello che accade all’interno dell’App, e operare tecnicamente sulla struttura della stessa e sui contenuti.